lunedì 17 settembre 2012

Tisane, infusi ed erbe in gravidanza



Le tisane sono bevande medicinali ottenute per infusione o decozione di fiori, erbe, semi e cortecce. Si preparano con piante fresche o essiccate e, a seconda delle fonti vegetali utilizzate, possono avere proprietà dimagranti, drenanti, lassative, anticellulite, diuretiche, digestive, sedative,antinfiammatorie. Ai piu’ possono sembrare un blando rimedio e spesso vengono usate con leggerezza; al contrario, essendo preparati fondamentali della fitoterapia che contengono oli essenziali, alcaloidi, vitamine, minerali e oligoelementi vanno assunte con buon senso.

In caso di gravidanza, a maggior ragione, occorre prestare un’attenzione particolare a tisane e infusi, perché se è vero che molte tra queste preparazioni possono aiutare a risolvere alcuni disturbi legati al proprio stato, molte altre vanno prese con moderazione, in quanto potrebbero procurare piu’ danni che benefici.E’ buona regola, quindi, limitarne l’uso a preparati specifici suggeriti dal ginecologo, controllare attentamente le etichette e rivolgersi a canali di vendita affidabili e certificati. Bisogna poi verificare l’interazione dei prodotti naturali con i farmaci o con altri integratori vegetali che si stanno assumendo.

Tra le erbe che possono essere utilizzate, abbiamo:

-l’altea e la malva, che combattono la stitichezza,

-l’equiseto e il mirtillo nero, utili per la loro azione vasoprotettrice,

-il lino, utlie per combattere la stitichezza e importante per la formazione della corteccia celebrale del feto,

-la melissa e il tiglio, per il loro effetto calmante.


Tra le tisane di uso comune da evitare o da usare con molta attenzione durante la gravidanza ci sono:

-la camomilla, l’ortica, la nipitella e la verbena, che stimolano le contrazioni dell'utero,

-l'aloe vera che contiene l'aloina, una droga antrachinonica con effetto lassativo e irritativo del colon e abortivo in gravidanza,

-l’artemisia che puo’ provocare difetti alla nascita,

-il ginseng, da evitare a causa della sua azione estrogenica

E’ importante specificare che le controindicazioni durante la gravidanza sono dovute principalmente al fatto che mancano informazioni certe sugli effetti che le erbe possono avere, quindi, per ragioni di sicurezza, si preferisce non somministrarne alle donne durante la gestazione. Non esiste percio’ una controindicazione assoluta all'uso, se si verifica saltuariamente e non a scopo curativo e continuativo. Nel caso della camomilla, ad esempio, ne viene sconsigliata l’assunzione per un periodo prolungato o come abitudine, perchè in alcune pazienti ha provocato aumento delle contrazioni uterine e può interagire con alcuni farmaci, tipo anticoagulanti; ma resta pur sempre una tisana, che se presa a fronte di un problema specifico, non dovrebbe creare problemi particolari.

La cosa importante comunque, sarebbe evitare l’uso di tisane e infusi durante i primi tre mesi della gravidanza, in quanto il feto in questo periodo è particolarmente sensibile.



Elenco delle principali erbe officinali da evitare in gravidanza

Nome italiano
Nome latino
Indicazioni
Controindicazioni in gravidanza

Agnocasto
Vitex agnus castus

Sindrome premestruale
Possibili effetti androgenizzanti

Artiglio del diavolo
Harpagophytum procumbens
Malattie infiammatorie articolari
Possibile azione sulla muscolatura uterina

Bardana
Arctium lappa

Acne, dermopatie, insufficienza epatica
Possibile azione sulla muscolatura uterina

Camomilla
Matricaria chamomilla
Lievi stati d'ansia e disturbi gastrointestinali Stimola le contrazioni dell'utero

Camomilla Romana
Anthemis nobilis
Gastrite cronica
Stimola le contrazioni dell'utero
Centella
Centella asiatica

Insufficienza venosa arti inferiori
Possibile azione rilasciante la muscolatura uterina
Cimicifuga

Cimicifuga racemosa

Disturbi della menopausa
Dilata i vasi uterini
Ginseng
Panax ginseng
Stati di affaticamento Neurastenia
Interferenza con l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene

Idraste
Hydrastis canadensis
Vaginiti
Irritante la mucosa uterina

Iperico
Hypericum perforatum
Depressione medio-lieve
Inibitore delle MAO Stimola le contrazioni dell'utero

Kava kava
Piper methysticum
Stati d'ansia
Può causare perdita del tono dell'utero

Liquirizia
Glycyrrhiza glabra
Gastrite e ulcera Effetti mineralocorticoidi

Momordica
Momordica charantia
Riduzione assorbimento glucidico
Stimola le contrazioni dell'utero

Ortica
Urtica dioica
Malattie infiammatorie articolari
Stimola la muscolatura uterina

Partenio
Tanacetum parthenium
Profilassi dell'emicrania
Dilata i vasi uterini

Pausinystalia yohimbe
Pausinystalia yohimbe

Disturbi dell'erezione
Può aumentare la pressione arteriosa

Rosmarino
Rosmarinus officinalis

Cirrosi, litiasi
Attività procinetica
Schizandra (cinese)
Schizandra chinensis
Antistress
Stimola le contrazioni uterine

Sedano
Apium graveolens
Nefropatie
Stimola le contrazioni uterine

Tribulus
Tribulus
Anabolizzante
Può interferire con lo sviluppo fetale

Trifoglio
Trifolium pratense
Coadiuvante terapia ormonale sostitutiva in menopausa
Attività simile a quella dei fitoestrogeni (agonista/antagonista dei recettori per gli estrogeni)

Uncaria tomentosa
Uncaria tomentosa
Malattie infiammatorie articolari
Non esistono dati sufficienti

Uva ursina
Arctostaphylos uva-ursi

Cistiti e uretriti
Vasocostrittore

mercoledì 12 settembre 2012

Toxoplasmosi




 

Cos`è, come si diffonde e quali rischi comporta.


La toxoplasmosi è una malattia infettiva, causata dal protozoo Toxoplasma gondii, che puo’ vivere nelle cellule degli uomini e degli animali, in particolar modo gatti e animali da allevamento.

E` un’infezione asintomatica o con sintomi comuni ad altre malattie, come febbre, stanchezza e ingrossamento dei linfonodi che si trovano alla base del cranio; per questo motivo molto spesso non ci si accorge di averla contratta.Una volta contratta la malattia, il sistema immunitario umano sviluppa gli anticorpi necessari alla difesa dell'organismo dagli attacchi del parassita.
Si tratta quindi di un’infezione molto frequente: i dati confermano infatti che il 60-70% della popolazione italiana ne é colpita e che l'80% degli italiani l'abbia contratta entro i primi 20 anni di età.
Il meccanismo di diffusione è talmente semplice che ne facilita ulteriormente la trasmissione: questo parassita completa il suo ciclo solo all’interno dell’organismo di gatti e di altri felini; questi organismi acquisiscono l’infezione mangiando mammiferi (principalmente roditori) o uccelli infetti e raramente entrando in contatto con le feci di altri gatti infetti. La forma infettiva (oocita) si sviluppa nell’intestino dei gatti dove avviene lo stadio sessuale del suo ciclo vitale e viene poi rilasciata nell’ambiente attraverso le feci dopo circa 10-20 giorni. Gli ospiti intermedi sono pecore, capre, roditori, suini, bestiame, polli e uccelli; tutti possono essere portatori di uno stadio infettivo del parassita attraverso alcuni tessuti, specialmente il tessuto muscolare e nervoso. Queste cisti rimangono trasmissibili per lunghi periodi, forse per l'intera vita dell’animale.

La toxoplasmosi viene trasmessa agli esseri umani attraverso l'ingerimento dei cibi contaminati dal parassita: verdura cruda, prosciutto crudo, carne cruda, uova crude, salami e salsiccie crude. Il cibo non è il solo veicolo di infezione, è possibile infatti entrare in contatto con il toxoplasma attraverso gli escrementi infetti degli animali, soprattutto dei gatti e manipolando la terra durante il giardinaggio.
La malattia non provoca nessun disagio; diventa invece un problema grave per alcune persone che hanno le difese immunitarie 'abbassate', come chi segue una chemioterapia o coloro che sono affetti da HIV/AIDS e se viene contratta per la prima volta in gravidanza, perché può trasmettersi dalla madre al bambino.
Il rischio che il parassita si trasmetta dalla madre al bambino varia a seconda del momento in cui la madre si ammala: in generale aumenta man mano che la gravidanza si avvicina al termine.
Nelle prime settimane di gravidanza è molto raro che l'infezione possa trasmettersi al bambino, ma quando avviene possono verificarsi gravi danni al bambino, come lesioni neurologiche o aborto spontaneo. Nel terzo trimestre di gravidanza la malattia si trasmette con più facilità (il rischio di trasmissione raggiunge il 70-90% dopo la 30a settimana), ma nella maggior parte dei casi senza alcuna conseguenza.
Quindi, in conclusione, man mano che la gravidanza si avvicina al termine i rischi di contagio al bambino aumentano ma diminuisce la probabilità che l'infezione gli provochi danni.
Circa il 90% dei bambini contagiati al momento della nascita non manifesta sintomi evidenti.
E' importante ricordare che, per quanto asintomatici alla nascita, la maggior parte dei bambini infetti e non trattati svilupperà successivamente alcune manifestazioni della malattia: l'85% sarà affetto da corioretinite (riduzione della vista-cecità); dal 20 al 75% presenterà ritardo mentale, dal 10 al 30% presenterà una moderata perdita dell'udito.

Le terapie nel caso in cui ci sia il sospetto di un contagio del bambino.

Generalmente, nei casi in cui c'è anche solo il sospetto di una infezione materna in atto, il ginecologo propone una terapia antibiotica, che proseguirà fino al termine della gravidanza se l'infezione sarà confermata da esami successivi.
Nel caso invece di diagnosi di infezione fetale, cioè quando si è accertato che l'infezione è passata al bambino, il medico modificherà la terapia antibiotica che dovrà comunque proseguire fino al termine della gravidanza.
Alla nascita, il bambino dovrà continuare la terapia, a cicli, ed eseguire per tutto il primo anno di vita i controlli periodici prescritti dal pediatra.
Informazioni più dettagliate sono possibili solo dopo una valutazione di ogni singolo specifico caso, per cui è indispensabile parlarne e discuterne con il medico.


Diagnosi

E’ possibile diagnosticare con sicurezza la toxoplasmosi attraverso prove di laboratorio che rilevano i microscopici parassiti nel sangue, nel liquido spinale, nel liquido amniotico,nella placenta, nei linfonodi, nel midollo osseo o altri tessuti derl corpo.
Più frequentemente si prescrivono tuttavia esami del sangue per misurare i livelli di anticorpi (sostanze che fanno parte delle reazioni immuno difensive del corpo) prodotti per combattere i parassiti.
Sofisticati nuovi test genetici riescono ad identificare il DNA contenente geni di parassiti della toxoplasmosi dopo che hanno invaso il corpo. Questi test sono utili soprattutto per testare nel liquido amniotico la presenza di toxoplasmosi congenita in un feto, rilevabile anche attraverso gli ultrasuoni. Entrambi i test non sono purtroppo sufficientemente accurati e possono dare falsi risultati positivi.

Come evitare di contrarre la toxoplasmosi in gravidanza.

Il parassita si annida in alcuni alimenti, ma può arrivare anche dal gatto di casa o da pratiche di giardinaggio. Quindi chi non ha mai contratto la malattia dovrebbe seguire delle semplici regole:

  • non mangiare carne cruda o poco cotta, evitando ogni caso tutti i cibi crudi (sushi, uova etc…), compresi gli insaccati
  • congelare la carne per qualche giorno prima di cucinarla
  • come salumi, sono consentiti quelli cotti, come la mortadella e il prosciutto cotto. No invece a prosciutto crudo, salame, bresaola, speck & co, a meno che non si consumino cotti nelle pietanze
  •  lavare sempre accuratamente frutta e verdura
  • nessun divieto per la verdura cotta, dal momento che la cottura è in grado di distruggere il germe.
  •  lavare accuratamente dopo ogni uso i taglieri, gli altri utensili e le superfici della cucina (soprattutto quelle che vengono a contatto con la carne cruda) con acqua calda saponata
  • nessun rischio toxoplasmosi se si consuma pesce crudo, come il sushi, però in gravidanza è consigliabile evitarlo perché può contenere altri germi, come la salmonella
  • lavare accuratamente le mani prima e dopo aver toccato gli alimenti
  • bere acqua minerale o depurata
  • evitare il contatto con il terreno (se si ama il giardinaggio utilizzare sempre i guanti)
  • è consigliabile far pulire agli altri membri della famiglia la lettiera del proprio gatto o farlo indossando i guanti



  •  

     Le informazioni contenute in questo articolo non devono in alcun modo sostituire il parere del medico; si raccomanda al contrario di parlare sempre con uno specialista prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.

     

    lunedì 10 settembre 2012

    La gravidanza da tre a sei mesi.



    Il secondo trimestre di gravidanza è quel periodo che và dalla quattordicesima alla ventisettesima settimana di gestazione.Mentre nel primo trimestre il corpo della mamma ha subito un vero e proprio terremoto, in questa fase la situazione tende a normalizzarsi: scompaiono infatti i disturbi tipici dei primi mesi, quali nausea e vomito, mentre il corpo inizia una veloce e incredibile trasformazione.La pancia comincia a crescere e a diventare ben visibile settimana dopo settimana, muscoli e legamenti si rilassano, il seno si ingrossa gradualmente, mentre capezzoli ed areole mammarie aumentano di dimensione e assumono una colorazione più scura.

     

    Settimana dopo settimana



    -Quattordicesima settimana:il feto misura circa 13 cm. Inizia a fare pipì nel liquido amniotico. E’ anche in grado di "respirare" il liquido facendolo entrare e uscire dai polmoni.Il seno della mamma si ingrandisce e si potrebbero notare delle fuoriuscita di un liquido giallastro detto colostro.
    -Quindicesima settimana:il feto pesa circa 70 grammi. E’ in grado di succhiarsi il pollice. La sua pelle è sottilissima e si intravedono le vene. Iniziano a crescere i capelli.In questo periodo è bene che la mamma prenoti una visita anestesiologica presso l’ospedale in cui decidera’ di partorire nel caso decida per l’analgesia epidurale.
    -Sedicesima settimana:il feto è lungo 16 cm e pesa circa 85 grammi. Le unghie sono completamente formate, e i movimenti iniziano ad essere più coordinati.
    Alcune future mamme sentono già i primi movimenti del bimbo, che spesso sono descritti come delle piccole vibrazioni, simili a quelle tipiche causate da gas e movimenti intestinali, quindi potrebbero anche non essere avvertiti come movimenti fetali.
    -Diciassettesima settimana:il peso del piccolo raddoppia, grazie alla formazione dei primi depositi di grasso sotto la cute che lo aiuteranno a mantenere una temperatura costante alla nascita. Inizia a reagire ai rumori esterni che lo infastidiscono.Il cordone ombelicale diventa più resistente, spesso e lungo, man mano che le settimane avanzano, e continua a trasportare il sangue ed i nutrienti essenziali per il proseguimento per la gravidanza.A questo punto il bambino pesa più della placenta.
    -Diciottesima settimana:il bambino cresce rapidamente,la sua lunghezza è di circa 12-14 cm e il peso di circa 150-200 g; il processo di ossificazione continua. Si perfezionano le dita e iniziano a comparire le impronte digitali.Il sistema cardiocircolatorio della mamma sta subendo grandi cambiamenti e potrebbero verificarsi dei cali di pressione improvvisi. Il progesterone continua nella sua funzione di rilassante della muscolatura e si potranno accusare problemi di digestione, stitichezza o emorroidi. I problemi digestivi possono portare a bruciori di stomaco e a mal di testa occasionali.
    -Diciannovesima settimana:si formano i denti permanenti sotto quelli da latte. Compare la lanugine sul corpo, che resterà fin dopo la nascita. Nelle femmine, le ovaie iniziano a sviluppare gli ovociti.
    I reni continuano a produrre urina, i capelli iniziano la loro crescita e le gengive iniziano a sviluppare i piccoli denti. Un progresso importante si ha a livello neurologico, nel cervello infatti le zone che controllano i sensi iniziano a specializzarsi.
    Durante questa settimana la mamma potrà eseguire l’ecografia morfologica, un esame che studia la morfologia del feto per escludere, o accertare, la presenza di malformazioni.L’ecografia morfologica prevede la valutazione delle dimensioni del feto (biometria fetale), dell’impianto e della struttura della placenta, della quantità di liquido amniotico, del collo dell’utero, ma fornisce soprattutto uno studio analitico di tutti i distretti anatomici esplorabili nel feto.
    -Ventesima settimana:siamo a metà gravidanza. Il feto è lungo 25 cm e pesa quasi 300 grammi. Inizia a ricoprirsi di vernice caseosa, una sostanza che serve a proteggerlo.
    Ormai i suoi organi sono formati ed è giunto il momento in cui tutti gli sforzi verranno concentrati sulla sua crescita.
    Nella mamma, l` utero arriva all’altezza dell’ombelico e la pelle dell’addome comincia a tendersi;
    si potrebbe avvertire una sensazione di prurito, questo segno è indice di disidratazione per questo è bene che la mamma in attesa beva molto, mangi frutta e verdura e idrati la pelle con creme e olii.
    Se il fastidio é troppo intenso e fastidioso è bene avvertire il proprio ginecologo, che escluderà eventuali problemi al fegato o un`intolleranza alle vitamine prenatali.
    -Ventunesima settimana:il bambino si muove nuotando nel liquido amniotico, e spesso questo è il periodo in cui si posiziona a testa in giù per restarci fino al momento del parto.
    E’ frequente la possibilità di sentire singhiozzare il bambino: non è sintomo di malessere, anzi é una cosa assolutamente normale che puo’ verificarsi anche diverse volte al giorno per brevi periodi.
    Da questa settimana la crescita del bambino rallenterà leggermente, mentre la pancia della mamma si fa` sempre più evidente.
    -Ventiduesima settimana:il bambino continua a crescere; è lungo infatti quasi 30 cm e pesa più di 400 grammi. Crescono le sopracciglia.A questo punto della gravidanza, il piccolo sta sperimentando il senso del tatto, esplorando il suo viso con le manine e usando braccia e gambe per nuotare dentro il sacco amniotico.



    Esami




    Durante il secondo trimestre è necessario effettuare dei controlli specifici, da suddividere nelle varie settimane.Dalla sedicesima alla ventiduesima settimana sarà necessario effettuare:
    • Alfafetoproteina plasmatica: per verificare l’indice di rischio di malformazioni del tubo neurale.
    • Esame urine: per rivelare la presenza di alterazioni renali (può anche suggerire la presenza di diabete).
    • Toxotest e/o Rubeotest solo se negativi nelle prime analisi.
    • Test di Coombs indiretto: solo se gruppo sanguigno Rh negativo
    • Amniocentesi : se ritenuta necessaria.
    • Esame emocromocitometrico: per rivelare la presenza di anemia, carenza di piastrine, ecc.
    • Creatininemia: per indicare la funzionalità renale.
    • Ecografia morfologica.
    • Ecografia ostetrica di II livello con flussimetria: da eseguirsi alla ventesima settimana se ricorrono le circostanze per una tale richiesta.
    • Tamponi cervico-vaginale e rettale: (ricerca di Clamidya, Gardenerella Vaginalis, Mycoplasma, Listeria Monocytogenes, Streptococco) nel periodo tra la quindicesima e la diciassettesima settimana nelle donne con precedente aborto o precedente minaccia di aborto e in quelle con minaccia di parto prematuro o parto prematuro avvenuto.
    • Test di O'Sullivan: curva da carico orale di glucosio 50 g qualora siano presenti fattori di rischio per diabete gestazionale; in caso di positività è necessario eseguire la curva da carico di glucosio standard 100 g (OGTT).
    In questo periodo si possono facilmente presentare disturbi digestivi, stitichezza, sonnolenza oppure insonnia, prurito e crampi muscolari; tutti fenomeni normali, ma spesso spiacevoli. Parlarne al proprio ginecologo vi potrà aiutare ad attenuarli, una volta accertato che non si tratti di sintomi di altre alterazioni.



     

     

     

    giovedì 6 settembre 2012

    Svizzera: test non invasivo individua la trisomia 21

     
     
    Basta un esame del sangue per rintracciare anomalia genetica nel feto
     
     


    Varese – Quante volte si sente dire che l’amniocentesi è un esame utilissimo, ma troppo invasivo, e che quindi è meglio farlo solo quando serve: dopo i 36 anni; forse oggi esiste un’alternativa.
    Da pochi giorni viene proposto in Svizzera il Praenatest (recentemente approvato da Swissmedic, l’istituto elvetico per gli agenti terapeutici): un semplice esame del sangue che può rintracciare le anomalie cromosomiche del feto senza dover ricorrere all’amniocentesi.
    Giuditta Filippini direttrice di ProCreaLab, il laboratorio di genetica molecolare del centro per la medicina della riproduzione Procrea di Lugano, dichiara: “Si tratta di un test che permette, in modo assolutamente non invasivo, di individuare se nel feto è presente una anomalia cromosomica: la trisomia del cromosoma 21 dalla quale dipende la sindrome di Down”.
    La dr.ssa Filippini aggiunge: “questa analisi permette di individuare con un elevata sensibilità la presenza di un cromosoma 21 soprannumerario. Finora non c’erano molte alternative: analisi non invasive come l’ecografia e i test effettuati sul sangue della mamma - come la misura della translucenza nucale e i test biochimici nell’ambito del test del primo trimestre - potevano indicare solamente il livello di rischio di una trisomia 21. Una diagnosi definitiva arrivava però solo attraverso una villocentesi o una amniocentesi: analisi invasive che possono comportare anche dei rischi di aborto. Le statistiche infatti indicano una perdita del feto ogni 200 casi”.
    Il Preanatest viene effettuato dopo l’undicesima settimana di gravidanza e consiste in un prelievo di 20 millilitri di sangue materno che contiene una frazione di materiale genetico del feto (DNA) dovuta al ricambio cellulare della placenta.
    La direttrice di ProCreaLab spiega: “il DNA viene sequenziato e amplificato fino a permettere il calcolo del numero di cromosomi. E la trisomia 21 si caratterizza proprio per un numero diverso di cromosomi. Questo esame ha una capacità predittiva attorno al 95% e azzera i rischi di aborto”.
    Non si tratta di un test che viene proposto a tutte le donne in gravidanza, infatti l’esperta afferma: “è indicato se la donna appartiene ad un gruppo con un rischio considerato elevato o se, dopo un esame ecografico o un esame del sangue, dovesse insorgere il sospetto di una trisomia 21 nel bambino. Occorre tenere presente anche che questo tipo di analisi non può diagnosticare alcune rare forme di trisomia 21 e non è indicata nel caso di una gravidanza gemellare”.

    Fin dalla sua presentazione, questo tipo di test è stato preceduto da una serie di polemiche. È stato infatti ipotizzato che, in caso di esito positivo, questa nuova analisi potrebbe spingere le coppie verso scelte di aborto.
    La direttrice di ProCreaLab risponde così alle critiche: “in ogni caso, la decisione di effettuare l’analisi e l’esito dell’esame devono essere sottoposti ad un consulto medico: sarà quest’ultimo a consigliare la coppia su quale strada percorrere e, solamente dopo l’esito del risultato, indicare se la situazione dovrà essere approfondita con ulteriori esami oppure i dati ottenuti permettono di dissipare ogni eventuale paura o ansia. Gli studi genetici ci permettono di avere maggiori conoscenze. E, sulla base di queste, di poter fare delle scelte”.
    Il Praenatest viene proposto in Svizzera al costo di 1.550 Franchi, circa 1.250 euro.

    Luca Macchi

    mercoledì 5 settembre 2012

    Dieci domande sull'allattamento.




    Posso allattare il mio bambino se ho la febbre?
    E se devo assumere qualche farmaco?

    Si, si puo’ continuare ad allattare tranquillamente il proprio bambino al seno anche se la madre presenta febbre, raffreddore o altri disturbi legati ad un virus influenzale.
    Il virus influenzale si diffonde generalmente in tutto l'organismo e quindi anche nel latte, però la trasmissione dell'infezione avviene soprattutto per via aerea. La madre puo’ e deve, quindi, continuare ad allattare, per proteggere il proprio bambino, in quanto nel latte passeranno soprattutto gli anticorpi prodotti per quel virus o batterio; se il bambino viene contagiato, normalmente si ammala in modo meno grave se viene allattato, tenendo in considerazione che è molto piu’ frequente che il bambino non si ammali affatto.
    Per quanto riguarda i farmaci è giusto dire che la maggior parte di essi passa nel latte, anche se in quantità minime; anche per questo la madre puo’ fare presente al proprio medico che si sta allattando al seno e chiedere la prescrizione di un medicinale compatibile con l'allattamento.
    Ricordarsi di non affidarsi mai alle autoprescrizioni.

    Come posso capire se il mio latte è sufficiente per mio figlio?
    Non è facile valutare la quantità di latte che il bambino succhia al seno.Per capire se è sufficiente si possono controllare il peso del piccolo, che deve aumentare in maniera regolare settimanalmente e
    il numero di pannolini che il bambino bagna/sporca durante la giornata.
    Se il vostro neonato bagna bene da 5 a 6 pannolini al giorno e si scarica da 2 a 5 volte nell'arco di 24 ore, significa che assume una quantità sufficiente di latte.

    Il mio bambino soffre di riflusso gastroesofageo (rigurgiti). Posso allattarlo senza problemi?
    L'allattamento al seno dovrebbe continuare anche quando il bambino soffre di riflusso gastroesofageo, in quanto il latte agisce come naturale antiacido.Ricordatevi che questo disturbo è una malattia diagnosticata dal medico, non è un problema di alimentazione. In molti casi, con il passare del tempo ed eseguendo i suggerimenti del proprio pediatra, il disturbo si attenua.


    Posso fare sport se allatto il mio bambino?
    Certo, fare sport non è vietato durante l’allattamento; l’attività moderata, da effettuare dopo aver escluso la presenza di controindicazioni cliniche, apporta benefici fisici e psichici alla madre e non altera in alcun modo la qualità del latte.Bisogna comunque riprendere l’attività fisica in maniera leggera, per evitare che come conseguenza dello sforzo aumenti la produzione di acido lattico che potrebbe alterare il sapore del latte materno.Gli studiosi consigliano di praticare un’attività leggera tre volte la settimana per mezz’ora evitando sforzi eccessivi; sono da evitare gli esercizi che prevedono un’ampia divaricazione delle gambe o che costringono a stare seduti per molto tempo.
    Sono indicati invece esercizi per rinforzare gli addominali, i glutei e i pettorali.
    E’ buona norma bere abbondantemente per reintegrare i liquidi persi.

     

    Posso fare un tatuaggio o un piercing se sto allattando?
    No.E’ sconsigliato fare un tatuaggio o un piercing nel periodo dell’allattamento, perché
    può implicare una diminuzione delle difese immunitarie e il rischio di contrarre delle infezioni.
    I tatuatori, comunque, rifiuteranno in questo caso di farvi un tatuaggio o un piercing per ragioni di sicurezza.
    Meglio rimandare a dopo che si è smesso di allattare.


    Posso bere alcolici durante l’allattamento?L’alcol passa nel latte materno soltanto in piccolissime quantità rispetto a quelle effettivamente assunta dalla madre, ma l`organismo del bambino non è ancora in grado di ripulire il sangue in maniera abbastanza veloce.E’ meglio evitare o limitarsi a quantità minime una volta ogni tanto.

     

    Sono una grande bevitrice di caffè.Quali effetti puo’ avere la caffeina sul mio bambino allattato al seno?
    Un consumo moderato di caffeina non crea problemi alla maggior parte delle madri che allattano e ai loro bambini . Tuttavia, alcuni bambini sono più sensibili di altri, e molte mamme si accorgono che a un abuso di caffeina corrispondono reazioni nel bambino quali insolita insonnia e agitazione.
    Se una mamma consuma al giorno troppa caffeina, questa può accumularsi nell'organismo del bambino dando così origine a sintomi tipici da dipendenza.In questi casi è necessario eliminarla, anche se nelle prime settimane, sia la madre che il bambino potrebbero avere sintomi riconducibili all’astinenza da caffeina.Tuttavia in due settimane tutto tende a tornare nella normalità, compresi i ritmi di sonno/veglia del bambino.


    Mi sono accorta di aspettare un altro bambino, ma sto ancora allattando.E’ possibile continuare o bisogna smettere?
    Una nuova gravidanza non comporta la sospensione dell’allattamento.
    Molto spesso si é sentito dire che potrebbe essere pericoloso allattare il proprio piccolo, mentre è in corso una nuova gravidanza; in effetti, non risulta che continuare ad allattare aumenti il rischio di aborto o deprivi il feto di apporti nutritivi necessari.
    Per citare THE BREASTFEEDING ANSWER BOOK: "Non c’è prova che l’allattamento in gravidanza comporti pericoli di sorta per la madre o per il feto, se il decorso della gravidanza è regolare".In ogni caso è buona norma consultare il proprio medico, che potrà dirvi in base alla vostra storia clinica, qual’è il comportamento piu’ giusto da adottare.

     

    Posso tingermi i capelli o fare una permanente durante l’allattamento?

    Si.La qualità dei prodotti oggi é molto migliorata rispetto al passato.L’importante è fare presente al proprio parrucchiere che si sta allattando.Egli sceglierà il prodotto piu’ adatto da usare; in linea generale è fondamentale evitare prodotti conteneti
    ammoniaca e resorcina che, attraverso il cuoio capelluto, possono essere assorbite dall’organismo e quindi arrivare al bambino attraverso il latte.


    martedì 4 settembre 2012

    Allattamento.Qual'é la quantità giusta di latte per un neonato.

      



      Premessa: ogni bambino é un mondo a sé, con le proprie esigenze, le proprie caratteristiche e tempistiche.Non si puo' e non si deve paragonare un bimbo ad un altro e non si possono proporre soluzioni standard per quanto riguarda l'alimentazione, l'allattamento e la crescita.Questo articolo contiene delle linee guida riguardo la quantità di latte e la frequenza con cui un bambino dovrebbe alimentarsi; se esistono problemi o si hanno dei dubbi è importante affidarsi al proprio pediatra e alla sua esperienza.

     Per calcolare la quantità di latte che indicativamente un bambino deve assumere durante le 24 ore si puo’ ricorrere ad una semplice operazione: e’ necessario prendere le prime tre cifre del peso espresso in grammi, si somma il numero fisso 250.Il risultato ottenuto corrisponderà alla quantità totale del fabbisogno giornaliero di latte del vostro bambino. Ad esempio, se un bambino pesa 4500kg, l’operazione da fare sarà:450+250=700
    La porzione giornaliera che il piccolo dovrà assumere sarà quindi 700 g di latte.
    Ovviamente, questo dato fornisce solo le dosi medie indicative, e non le quantità che un bambino deve necessariamente assumere, essendo possibili notevoli differenze anche tra lattanti della stessa età e/o dello stesso peso.

    Per quanto riguarda la frequenza delle poppate, considerando un neonato di peso normale ( non inferiore a 2500 gr), potranno essere cosi suddivise:
     


    15 giorni 80-90 gr x 6 pasti
    20 giorni 90-100 gr x 6 pasti
    25 giorni 100-110 gr x 6 pasti
    1 mese 110-120 gr x 6 pasti
    45 giorni 120-130 gr x 6 pasti
    2 mesi 140-150 gr x 5 pasti
    2 mesi e mezzo 150-160 gr x 5 pasti
    3 mesi 160-180 gr x 5 pasti
    4-5 mesi 200-230 gr x 4 pasti

    Anche in questo caso vale il discorso precedente, cioé che le dosi sono indicative, perché vanno tenute in considerazione le caratteristiche di ogni singolo bambino e le sue necessità.
    Per garantire una buona alimentazione del bambino è sempre necessario porre attenzione e cura alle sue richieste, rispettandolo ed offrendogli il seno e/o il biberon quando mostra di aver fame e lasciandolo libero di mangiare in base alle sue necessità.
    Per capire quando il bambino ha fame bisogna prestare attenzione ad alcuni segnali; il primo che di solito ci avverte di un blando appetito é uno schiocco della lingua sul palato o il movimento del succhiare prodotto con le labbra.
    Il secondo segnale si presenta quando il bambino inizia a cercare il seno girando la testa di qua e di là.
    Il terzo segnale si evidenzia quando il bambino inizia a succhiarsi il dito, la mano o il polso.
    Il quarto - e ultimo - segnale della fame si ha quando il bambino inizia a piangere.Fra il primo e il quarto segnale della fame possono passare anche 20 minuti-mezz’ora ed è importante cercare di interpretare i suoi richiami prima del pianto, perché a quel punto sarà agitato, affamato e spaventato e potrebbe attaccarsi al seno in modo scorretto, rendendo piu’ difficoltoso correggere un attacco impostato male o una posizione sbagliata della lingua. Per di più sarà stanco, per cui incomincerà a poppare, si riempirà del primo latte che scende e sfinito si addormenterà senza aver mangiato il giusto quantitativo per la sua fame.
    Un’ altra “regola” molto importante consiste nel non obbligare mai il bambino a finire un biberon o a stare ore attaccato al seno: sarebbe solamente un sforzo inutile e spesso controproducente sia per il piccolo che per la mamma.

    A prescindere da tutti i metodi consigliati per fare in modo che il bimbo mangi a sufficienza, la cosa veramente necessaria per capire se il nostro bambino si nutre nella maniera corretta, piu’ che la quantità di latte assunta è assicurarsi che la sua crescita sia costante; un bambino dovrebbe aumentare di circa 150-200 gr per settimana durante il primo trimestre di vita, ma anche qui occorre puntualizzare che ogni lattante ha un suo preciso ritmo di crescita, in gran parte stabilito geneticamente, che non può e non deve essere modificato.Quindi è bene monitorare che l'aumento ponderale, limitato o considerevole che sia, si mantenga costante e regolare, senza arrestarsi per troppe settimane di seguito.In questo caso é basilare una visita del pediatra.
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